5 febbraio 2007

Un popolo di assassini

Filippo Raciti (il poliziotto ucciso a Catania nella guerriglia generata da una partita di calcio), Tamara Monti (l'addestratrice di delfini uccisa a coltellate dal vicino di casa che non sopportava l'abbaiare dei suoi cani), Luigi Sica (il sedicenne pugnalato al cuore in una lite tra ragazzi scoppiata per futili motivi) sono solo gli ultimi nomi che si aggiungono a quelli già tristemente noti dei Castagna massacrati a Erba dai vicini di casa e a quello del piccolo Tommaso Onofri di Casalbaroncolo rapito e ucciso da conoscenti della famiglia.

E negli stessi giorni abbiamo sentito di un anziano a cui sono state spezzate le gambe da un automobilista che non ha accettato i suoi rimbrotti per averlo sfiorato e del giovane ridotto in fin di vita per un torsolo di mela fatto cadere sul tetto dell'auto e del noleggiatore ucciso a pugni da un tassista che non voleva concorrenti e poi le storie dei branchi di minorenni che ricattano e violentano le amichette.



La gente ha paura degli stranieri, dei terroristi islamici, ma gli assassini sono quasi sempre persone normali, vicini di casa. Assassini feroci, determinati, che organizzano crimini efferati per i motivi più sciocchi o nessun motivo come nel caso di Erika e Omar, i fidanzatini di Novi Ligure.

Siamo diventati un popolo di assassini. Siamo preoccupati delle tasse, dell'euro, della percentuale del PIL, ci fanno discutere i reclusi nelle isole dei famosi e nelle case del grande fratello, stiamo pure a sentire quello dice un Gasparri o un Rutelli e quello che risponde Schifani e le loro promesse di riforme da fare alle inutili riforme già fatte.

Qui bisogna rifare l'Italia dalle fondamenta. Bisogna tornare tutti sui banchi di scuola e a lezione di catechismo. Bisogna ricostruire i valori a cominciare da quelli essenziali che ormai nessuno sembra conoscere più.

Mi piacerebbe che qualcuno proponesse ai signori del calcio e della televisione di prendersi qualche anno di vacanza per spendere i troppi quattrini che hanno guadagnato. Tutto il fiume di denaro che viene normalmente usato per le partite di pallone e per la relativa pubblicità si potrebbe dirottare nelle scuole in modo da tenerle aperte fino a sera. Scuole per giovani e scuole per adulti dove leggere, studiare, riflettere, discutere, imparare, ritrovare il gusto dell'amicizia, dello scherzo, della diversità, ricominciare a distinguere le cose giuste da quelle sbagliate, a premiare intelligenza e conoscenza invece dell'ignoranza e della prepotenza.
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