18 gennaio 2007

La cultura dei coltelli

Oggi i funerali di Luigi Sica, il sedicenne ucciso a coltellate da un coetaneo per una lite senza ragione. E' l'ennesimo delitto del genere a Napoli e arriva mentre è ancora forte lo stupore per il massacro di Erba.

Sembra che in Italia si stia diffondendo una cultura del coltello.

Quel poco di benessere e di sicurezza sociale costruita con la pazienza educativa e con la tolleranza politica viene travolta da qualcosa che non si riesce a capire, ma che forse è solo la fretta, il volere tutto e subito.

Siamo in uno stato democratico, in uno stato di diritto, in un sistema di welfare state: grandi e bellissime cose, ma prima di averle perfezionate, prima ancora d'aver imparato a farne parte, ne cogliamo i limiti e le imperfezioni ed eccoci subito ad imprecare pieni di rabbia, reclamando a gran voce una politica sbrigativa e senza mediazioni, una giustizia sommaria e spietata, un'autoaffermazione anche violenta dei nostri presunti diritti. Poi restiamo sgomenti davanti al gesto sanguinario di chi l'ha fatto davvero, di chi ha preso il coltello e s'è fatto giustizia da solo.

Chi e con quale forza potrà fermare questo imbarbarimento? Chi avrà il tempo e la pazienza di spiegare ai bambini e ai ragazzi che nella satira, nell'indignazione, nella rappresentazione e nell'inchiesta c'è la violenza e la sopraffazione che non vogliamo? chi dirà loro che quello che vedono non è modello, ma è quello che vogliamo criticare e rigettare? chi troverà un spazio e un momento per indicare ancora qualche apprezzabile modello?
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