12 gennaio 2007

Il massacro di Erba

E' passato un mese esatto dalla notizia e il caso è chiuso: questioni di condominio. Tra qualche giorno non se ne parlerà più.

1) Non era vero quello che i giornali avevano scritto un mese fa:
Strage nel comasco. L'assassino era fuori per indulto. Ha accoltellato e bruciato 4 persone, sotto accusa un immigrato. La convivente, la madre di lei, il figlio di due anni e la vicina, tutti uccisi con incredibile violenza. (12 dicembre 2006)

Il colpevole non era lui, non era il pregiudicato, non era l'immigrato, non era il detenuto uscito grazie all'indulto, non era quel convivente tunisino con la faccia da guappo.



2) Non era vero nemmeno quello che i giornali avevano scritto dopo, quando risultò che il tunisino non era nemmeno in Italia al momento del delitto: avevano detto che era stata una vendetta organizzata contro di lui da bande criminali con cui lui aveva avuto relazioni; avevano detto che una violenza così estrema era tipica di criminali stranieri e che la famiglia Castagna pagava così l'aver accolto in casa il pregiudicato tunisino.

3) Non erano vere nemmeno le altre cose: il massacro compiuto da un commando di professionisti del crimine, spietati e determinati, esperti nel cancellare le tracce.

4) Non erano vere nemmeno le altre piste seguite dagli inquirenti: storie di interessi e di gelosie familiari o di rancori sentimentali.

Ora sappiamo che era solo una banale questione di vicinato: il rumore dei passi al piano di sopra, un bimbo che piange, il volume di una radio, una vettura parcheggiata nel cortile... ATTENZIONE, non si tratta di una lite sfociata nel sangue, non si tratta di un vicino che non riesce a contrallare i nervi e la rabbia, no, qui stiamo parlando di un massacro voluto, organizzato e realizzato con cura.

Hanno scelto il momento buono, quando il tunisino era fuori. Hanno predisposto l'alibi con lo scontrino di una consumazione in un fast-food di Como. Hanno cancellato le tracce e distrutto gli indumenti sporchi di sangue. Qui stiamo parlando di ASSASSINI VERI, feroci, determinati, capaci di dissimulare i propri sentimenti, di offrire la propria solidarietà ai congiunti delle loro vittime. Qui stiamo parlando degli abissi più profondi del male.

I coniugi Olindo e Rosa Romano sono orchi spaventosi che si aggiungono ad un catalago infernale dove la memoria può facilmente ritrovare il muratore di Casalbaroncolo e la sua compagna; la coppietta di adolescenti di Novi Ligure; le studentesse di Castelluccio dei Sauri; le ragazze che hanno massacrato la generosa suora di Chiavenna; il giovane investigatore di Verona... un catalogo di insospettabili, di gente comune, di italiani tranquilli, di vite normali.

Ogni volta che si fa luce su un crimine di somma efferatezza dobbiamo riscoprire "la banalità del male". Eppure ad ogni nuovo crimine torneremo a cercare il mostro e a riconoscerlo nel cattivo, nel diverso, nello straniero, nell'immigrato, nel clandestino, nel disperato...

L'onorevole Borghezio di fronte alla notizia aveva dichiarato che «la spaventosa mattanza cui ha dato luogo a Erba un delinquente spacciatore marocchino ci prospetta uno scenario a cui dobbiamo abituarci» (La Stampa) adesso cambia tono, dice che la sua reazione non era dettata da xenofobia ma dalle verità ufficiali e aggiunge che ora la realtà che è emersa «rappresenta invece un fosco quadro di esplosione di follia omicida che non appartiene alla nostra cultura e sul quale dobbiamo interrogarci non senza aver espresso rammarico per aver dato credito a notizie che si sono rilevate senza fondamento».

Dunque il crimine commesso dal delinquente spacciatore marocchino ci fa capire quanto sia pericolosa la cultura degli extracomunitari, invece il crimine dei vicini di casa non appartiene alla nostra cultura: questa evidentemente è obiettività nei giudizi, non è xenofobia.

Se Azuoz Marzouk non fosse andato in Tunisia, se si fosse allontanato solo per incontrare qualcuno a Como o a Milano, forse oggi sarebbe in carcere con nostra grande soddisfazione, esposto alle vendette carcerarie che non cercano indizi e riscontri per punire come si deve l'infame che invece di essere riconoscente con chi l'aveva accolto ne aveva fatto strage. Guardate la faccia di Abdel e fatevi questa domanda:
"avrei speso una sola parola a sua difesa se questo caso si fosse chiuso con la sua morte violenta dentro un carcere italiano?"