16 gennaio 2008

Quale laicità?

Non ci sarà il Papa all'apertura dell'anno accademico dell'Università di Roma. Ha rinunciato dopo il polverone di polemiche che era stato sollevato dalla stampa.  Ai cattolici questa conclusione appare come una brutale esclusione imposta dal fanatismo laico (laicismo). Gli anticlericali vi vedranno probabilmente una affermazione di neutralità religiosa. Sbagliano entrambi, clericali e anticlericali uniti contro il principio dello stato laico.

Lo stato laico non è e non dev'essere ateo; non deve escludere le istanze religiose. Lo stato laico può ospitare qualunque autorità religiosa, può confrontarsi col Papa cattolico e ugualmente può fare con un mullah, un rabbino o col Dalai Lama. Nello stato laico la libertà religiosa dev'essere garantita a tutti e non ci sono spazi nei quali un prete o una suora non possa entrare.


Se qualcuno pensa che laico vuol dire senza religione si sbaglia. Chi vuol fare una battaglia anticlericale non può travestirsi da laico. Ma allora l'esclusione (rinuncia) del Papa a presenziare all'apertura dell'anno accademico è una vittoria degli anticlericali? Non credo. C'è stato solo un pasticcio dell'informazione, perché i docenti della Sapienza non avevano chiesto un ostracismo, non volevano chiudere le porte dell'Università al Papa, volevano solo che questi fosse presente come ospite, un ospite d'onore, un invitato speciale. A differenza di Ratisbona, dove Joseph Ratzinger è stato per anni docente di teologia, nell'Università di Roma non si insegna teologia e il Papa non è un docente o ex docente e neanche potrebbe diventarlo. Per quanto sia dotto ed illustre egli resta un estraneo al mondo accademico.

Il prof. Fovra, firmatario della lettera al Rettore con cui è stato sollevato il problema, chiarisce in una intervista al Giornale: «Non è una forma di chiusura. Se il Papa venisse per dialogare non avremmo nulla in contrario ma in questo caso non c’è contraddittorio. Certo, Giovanni XXIII lo avremmo accolto a braccia aperte e pure Wojtyla sarebbe stato il benvenuto ma sempre come presenza, non per tenere una Lectio magistralis».

La Lectio Magistralis non è un convegno tra i tanti, bensì un momento simbolico della liturgia accademica (anche le accademie hanno una loro liturgia cerimoniale) che spetta a chi può rappresentare l'intero mondo accademico. Se volete è una banale questione di protocollo, che tuttavia è giusto rispettare. Cosa direbbe un prete al laico che non si accontenta di entrare in una chiesa per assistere ad una funzione religiosa o parteciparvi insieme agli altri fedeli, ma pretendesse di celebrare la messa?

Il principio di laicità è stato sconfitto ed oscurato per una polemica inutile tra clericali ed anticlericali. Abbiamo creato un caso che molti ricorderanno come "cacciata" del papa dall'Università di Roma, quando bastava ribadire il principio della "libera Chiesa in libero Stato". In tal modo si poteva consentire la massima apertura al confronto e al dialogo che si può fare in qualunque luogo, purché i laici non pretendano di dire messa sugli altari e simmetricamente anche i chierici non pretendano di indossare la toga al posto della tonaca per celebrare i simbolici rituali di una comunità scientifica di cui non fanno parte. Ognuno con i propri abiti e nel reciproco rispetto dei ruoli sarà possibile scambiarsi tutti gli inviti per qualunque genere di confronto.