20 dicembre 2006

Commentare una bufala

Torno a scrivere su questo blog dopo un certo disorientamento. La notizia da me commentata nel post precedente era una mezza bufala, ci sono cascato e quindi ho commentato aria fritta.

Ho capito che la mia prudenza nel vagliare le notizie non è sufficiente.

Certo, il video su Google c'era davvero, qualcuno l'avrà visto e proveniva da un istituto artistico piemontese, ma il ragazzo down non era down, il picchiatore nazista non era proprio un picchiatore e non era lui a disegnare svastiche e l'aguzzina che conduceva il povero disabile al pestaggio non era un'aguzzina ma solo una compagna pronta ad aiutarlo in situazioni bisogno.

Per capire come sono andate realmente le cose ho dovuto seguire Antonio Guidi, ex ministro e lui stesso disabile. Già nell'immediatezza del fatto Guidi aveva scritto che forse dietro quel filmato c'era solo un gioco, poi è andato a trovare i ragazzi e, con una intervista che dovrebbe essere presa a modello di giornalismo televisivo, perché ha saputo mostrare le testimonianze dirette di quello che era accaduto senza irrompere sul luogo con la forza devastante delle telecamere, senza mettere i ragazzi sotto i riflettori. Lo ha fatto con una chiacchierata discreta e rispettosa.

Ma il travisamento che è stato fatto dell'episodio, i cui strascichi giudiziari sono arrivati fino ai responsabili di Video Google, è una lezione in sé, perché non si tratta di un fatto politico che qualcuno poteva aver interesse a travisare. E' stato uno di quei casi in cui la notizia riesce a costruirsi da sola, attraverso le esigenze di esibizione mediatica, imposte da un mondo che ormai vede solo quello che appare sugli schermi, che si sommano ai pregiudizi, ai pregiudizi sui pregiudizi e poi tutto viene svilito dalla velocità e dalla superficialità delle informazioni.