13 settembre 2007

Meritocrazia e curriculum

Leggo in una lettera pubblicata su L'Espresso n.29 del 26 luglio 2007 che il direttore del TG1 Gianni Riotta respinge l'accusa di aver fatto assunzioni a senso unico e dichiara di essere "un fondamentalista del merito" e aggiunge che "il curriculum vitae è la sola regola di scelta".

Sarà anche vero che Riotta non fa assunzioni a senso unico, ma colpisce questa equivalenza tra merito e curriculum.

Il curriculum non mi sembra un antidoto alle assunzioni clientelari e nepotistiche. Non è come un'estrazione a sorte che evita ogni favoritismo. Il curriculum non dice niente del merito, della qualità della persona e dei risultati conseguiti. La logica del curriculum è invece quella che ha portato al disastro di tante grandi aziende come Alitalia, governate da manager con curicula magnifici.

Spesso il peso di un curriculum è direttamente proporzionale alle esperienze mal riuscite e ai disastri provocati. Molti professionisti e funzionari che sono stati capaci di conseguire ottimi risultati restano proprio per questa ragione legati per sempre al loro primo incarico. Non avranno mai un ricco curriculum e questa è la prova del loro valore.

In Italia si sta diffondendo ovunque la valutazione dei curricula non per questioni di merito, ma solo perché la valutazione del curriculum è uno schermo dietro cui è facile esercitare una discrezionalità insindacabile. Cioè l'esatto contrario della meritocrazia. Quelle manipolazioni che non si potevano fare dentro la complessa procedura di un pubblico concorso, si possono fare facilmente nella libera valutazione del curriculum.

Se il direttore Riotta è, come dice, un fondamentalista del merito, faccia qualcosa per denunciare il mal costume dei curricula e gli abusi che si possono perpretare ai danni del vero merito.